FOTOINVECCHIAMENTO

L’invecchiamento cutaneo fotoindotto, o eliodermia, raggruppa un’insieme di manifestazioni cliniche, istologiche e funzionali caratteristiche localizzate sulla cute cronicamente esposta al sole.

Nei trattati di dermatologia, lo studio dell’invecchiamento cutaneo fotoindotto, vede una netta sensibilizzazione della comunità scientifica solo alla fine degli anni 80: solo da quel momento in poi, le modifiche strutturali cutanee fotoindotte, vengono differenziate da quelle tipiche dell’invecchiamento cronologico.

I lavori degli ultimi trent’anni hanno pertanto permesso di comprendere meglio i meccanismi biochimici e molecolari implicati nella patogenesi dell’invecchiamento cutaneo, e in particolare il ruolo dell’irraggiamento ultravioletto nella costituzione dell’eliodermia.

L’intensità del fotoinvecchiamento, è altamente influenzata dal fototipo degli individui. I soggetti con carnagione caucasica saranno maggiormente sensibili all’insorgenza di teleangectasie multiple, cheratosi attiniche e tumori della pelle, mentre nella popolazione asiatica insorgono di frequente lentiggini solari multiple ma sono meno predisposti alla formazione delle rughe. I fototipi più scuri, presentano invece minore suscettibilità all’insorgenza di tumori cutanei ma maggiore predisposizione alla formazione di pieghe e rughe profonde.

E’ poi necessario fare una distinzione tra gli effetti prodotti dai raggi UVA,UVB e infrarossi:

  • UVB (290-320 nm): rappresentano lo 0,5% dello spettro solare, sono presenti nelle ore più calde principalmente nel periodo primaverile/estivo, penetrano nell’epidermide.
  • UVA (320-400 nm): rappresentano il 5% dello spettro solare, sono presenti tutto il giorno e tutto l’anno e penetrano in profondità sino al derma superficiale;
  • IR (740-1400 nm): penetrano fino all’ipoderma ma non è ancora stato definito il loro “contributo” al processo di foto invecchiamento

In seguito alla cronica e prolungata esposizione solare,  si noterà a livello epidermico, un’inspessimento  disomogeneo, con zone più assottigliate. La sintesi della melanina è irregolare ed eccessiva e spesso sono presenti cheratosi attiniche che possono avere anche evoluzioni neoplastiche negative.

Per quel che riguarda il derma superficiale invece, si assiste ad un’importante elastosi (fibre elastiche molto inspessite e frammentarie, accumulate in masse). A questo si associa la diminuzione della sintesi del collagene e dell’acido ialuronico che porteranno alla perdita delle proprietà meccaniche e idratanti della pelle con conseguente rilassamento, perdita di tono e formazione delle rughe.

Appare chiaro quindi come i raggi uva siano primariamente coinvolti nei processi di invecchiamento cellulare, mentre agli uvb sia da imputarsi l’insorgenza delle lesioni precancerose (recenti studi non escludono comunque un coinvolgimento in tal senso anche dei raggi UVA).

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